Dehnhardt - Dorotea Napoli - Dorotea Napoli

Dorotea Napoli
Vai ai contenuti
Federico Dehnhardt, un attualissimo intelettuale antico

 
Nella opinione comune Federico Dehnhardt (Hannover 1787 - Napoli 1870) è il botanico tedesco, che nell’Ottocento realizzò i bei Parchi dei Siti Reali di Napoli (oggi Verde pubblico) e che fu il grande collaboratore per 50 anni del Prof. M. Tenore nell’Orto Botanico di Napoli, sia come disegnatore botanico che come Primo Giardiniere esperto in piante esotiche. Sappiamo che studiò e classificò per primo l’Eucaliptus Camaldulensis e che collaborò attivamente con le Accademie Botanico-floristiche e con le Società Orticole di Vienna e di Berlino.  
 
Ma seguendolo negli spostamenti da Hannover a Vienna e da Monza a Napoli e nella lunghissima permanenza a Napoli, Friedrich Dehnhardt ci appare come un personaggio modernissimo, e, al contempo, emblematico di un’epoca antica, difficile e contraddittoria, che lui attraversa tutta, dagli albori del Romanticismo alla travolgente ondata Napoleonica, fino ai nuovi assetti politici italiani ed europei del secondo Ottocento.
 
La sua vicenda umana ci conduce attraverso luoghi ed ambienti in cui si è fatta la storia dell’Europa, e la sua lunga vita si esplica in una attività che a prima vista può sembrare settoriale e orbitante solo intorno al bel mondo  e ai grandi luoghi di studio di Napoli, ma che invece è un segno della sintesi tra le acquisizioni scientifiche e le istanze artistiche dell’Ottocento, una sintesi che origina paesaggi nuovi su territori antichi.
 
Dehnh, pur nella sua indole dolce, non è un malinconico eroe romantico e tanto meno un ribelle; quanto piuttosto un self made man, determinato nel qualificare professionalmente la sua innata passione botanica. Ѐ un indagatore della Natura, paziente, metodico e sensibile, e un esploratore vegetale, che trasforma ogni occasione in un Viaggio di Raccolta e in una Raccolta di Dati (Lett.27/10/1859 e Lettere su: rosa sulfurea, frutti salernitani, acacia di Wenner, frutti in cera). Un lavoratore indefesso fino a tarda età (Lett.3/8/1863), che usa sempre "la cautela per le piante acclimatizzate nelle felici contrade meridionali "(Lett.18/11/56). E’ un artista del connubio tra le radici di un albero immerse nella terra e il cielo degli uccelli che ne abitano le foglie. Un animo mistico che vede nella bellezza di un giardino l’espressione del "gran pensiero dell’Amoroso Iddio" (Lett.24/7/1859).   
 
 
 
La vita di don Federico (come lo chiamavano a Napoli) è anche un destino: La regione germanica di Hannover ne segna il primo ambiente di vita e i primi tristi condizionamenti, ma gli dà anche una Lingua che gli aprirà le strade dell’Europa continentale, e, per effetto dalla “Unione Personale” tra i sovrani inglesi di Casa Hannover e il Ducato di Hannover, gli crea la possibilità di correlarsi più facilmente con Londra e col Royal Botanic Gardens Kew.
 
La sua mortificante condizione di ospite in un orfanotrofio per bambini orfani di guerra, viene controbilanciata dalla protezione offertagli dalla contessa Christiane von Reventlow, che ne valorizza il talento e la passione botanica invogliandolo verso lo studio e il giardinaggio, cioè verso quelli che saranno i grandi interessi della sua vita.
 
Da qui, un percorso itinerante di formazione: prima a Gottinga (1801) sotto la guida del direttore del Giardino Botanico, professor A. Schrader, da cui apprende argomenti di botanica generale, anatomia e fisiologia vegetale; poi a Kassel (1801-04) alla Wilhelmschohe per la Scuola di Floricultura e quindi a Vienna (1805-07) per il praticantato nel Parco di Schonbrunn, dove osserva la Collezione Privata Imperiale di piante esotiche.
 
Nel 1807, raggiungendo Milano con un estenuante cammino a piedi per 40 giorni, grazie ai buoni auspici della Marchesa Cusani, Friedrich viene assunto come giardiniere (1807-10) nel Giardino Inglese della Reggia di Monza ricco di chinoiseries (residenza del napoleonide Eugenio Beauharnais, ma voluta in precedenza dall’Imperatrice d’Austria M. Teresa). Tante opportunità eccezionali per un giovane talentoso ma povero, preziosissime per una educazione mentale rigorosa e per una formazione ampia e aperta alle novità. Sebbene sia in una posizione di subordine, sono tutte frequentazioni molto importanti, e fondamentali non solo per il beneficio immediato, quanto per acquisire una "dimensione al confronto" con persone colte e di rilievo, a cui egli risponderà sempre in modo ineccepibile e con inappagata sete di conoscere.   
 
Sempre ancorato all’ambito botanico-scientifico, Dehnh. vive in modo attivo quell’Ottocento in cui tutti si muovono alla ricerca di qualcosa: le menti per svecchiare mentalità e politica; gli spiriti per risvegliare gli ideali; gli archeologi per recuperare la storia, le navi per aprire nuove rotte, nuovi mercati e supremazie economico-politiche; le armate per conquiste rampanti; gli eserciti per ristabilire faticosi e logori poteri; le scienze per nuove ricerche, nuove discipline e nuove tecnologie; la Medicina per nuove terapie; gli esploratori per penetrare i continenti e i viaggiatori del Gran Tour per arricchire la loro formazione.  Un mondo in movimento, che avvicina faticosamente le distanze, avviandosi alla modernità.
 
Anche lui, come tanti viaggiatori nordici, si muove verso il Mezzogiorno d’Italia, ma con l’esigenza specifica di studiare il Giardino Inglese della Reggia di Caserta che ha sentito lodare in Germania e di osservare da vicino la ricchezza delle piante esotiche, che notoriamente trovano a Napoli l’ambiente idoneo per attecchire e moltiplicarsi e gli aristocratici-cultori per ospitarle.
 
Quando nel 1810, (regnanti Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte) giunge a Napoli a 23 anni, trova accoglienza sul Colle di Capodichino nella "Villa dei Riti Misteriosi" di Christian Heigelin, ex ambasciatore di Danimarca presso i Borbone, di fatto capo della Massoneria Napoletana e punto di riferimento per gli stranieri tedeschi, francesi e svizzeri e per gli a-cattolici, che abitano e lavorano nella capitale (Lett.19/1/1858).  
 
Dehnhardt ha già conosciuto a Schonbrun il Giardino Giapponese, le Piante Esotiche  Imperiali  e  le  finte  Rovine  Romane,  e ha fatto esperienza a Monza di vegetazione esotica; ma il suo animo romantico viene stregato dai paesaggi  partenopei, incredibilmente autentici, belli e ricci di storia, e da una terra incontaminata e generosa, dove prosperano gli assortiti giardini botanici di un collezionismo privato.
 
Emozione e curiosità si trasformano in creatività: il Giardino Inglese di Caserta, gli Scavi di Ercolano e di Pompei, il clima accogliente, i bagliori notturni del Vesuvio riflessi nel mare e l’anello verde delle Colline del Golfo esaltano studi ed esperienze, suggerendogli una reinterpretazione tutta napoletana del Giardino di Paesaggio, in cui il gardener non riproduca le imitazioni del Bello Antico e crei degli scorci a sorpresa; quanto,  piuttosto, valorizzi con buon gusto e competenza tutto ciò che questi luoghi già posseggono e sanno fare, e accentui i caratteri orientaleggianti del giardino inglese inserendovi le piante esotiche, già sperimentate o sperimentabili a Napoli e a Caserta.
 
Nasce così la risistemazione in chiave inglese del giardino di Villa Heigelin, che, in una lettura a posteriori, assume il valore dell’Opera Prima di un Artista, contenente in nuce quei caratteri che saranno   costanti nel suo futuro “modo di fare giardino”. La sorprendente trasformazione di Villa Heigelin desta meraviglia nel jet-set napoletano e "l’amabilissimo giovane, grande conoscitore di piante esotiche e delle struttura dei giardini inglesi", nel 1813, viene assunto all’Orto Botanico di Napoli grazie all’insistenza di Michele Tenore, che ha urgente bisogno di un giardiniere botanico professionale, introvabile tra "quelli napoletani idioti, privi di qualsivoglia istruzione" e non rimodellabili  (Lettera di Tenore al Ministro Zurlo), per intraprendere l’acclimatazione, lo studio e la riproduzione su vasta scala delle piante esotiche.  
 
Napoli è il suo destino. E vi resterà per sempre. Vi presterà il Servizio Militare, nel 1816 sposerà una donna napoletana, Raffaella Ortolani, vi formerà una numerosa famiglia (Lett.ag.1857, mar1858) e acquisterà una casa e un Casino a Santa Maria ai Monti, sulla linea del Parco di Capodimonte, con la vista sul Golfo; assisterà alle Restaurazioni Borboniche, all’ingresso di Garibaldi a Napoli, alla caduta dei Borbone e all’avvento del Regno d’Itala con i Savoia (Lett.23/12/1860).
 
Il Real Horto Botanico diverrà la sua casa (1813-60) pur litigando solennemente e frequentemente con Tenore; l’Hortus Camaldulensis del Conte Ricciardi sarà il suo luogo di studio sugli Eucalypti e sui Citrus; il riallestimento della Villa di Chiaia e del Parco della Floridiana gli consentirà di lavorare braccio a braccio con Stefano Gasse e Antonio Niccolini, le archistars napoletane; la sistemazione del Parco di Capodimonte costituirà la sua più grande sfida, ma anche una celebrata vittoria; il Casino a S. Maria ai Monti sarà il suo rifugio (Lett.23/10/56). A Napoli lavorerà per tutta la vita, resistendo al vaiolo e agli "assalti colerici" (31/12/63) e assistendo da "uomo savio che pensa solo alle occupazioni campestri" (Lett. 23/12/60) alle frequenti turbolenze belliche e politiche del Regno Borbonico.
 
Lascerà l’impronta di un impegno sistematico e amorevole, ineccepibile tanto negli studi botanici quanto nel composito allestimento dell’Horto, dei Parchi Reali e dei giardini privati (questi ultimi oggi spesso scomparsi sotto la cementificazione selvaggia). Si terrà lontano dalla vita mondana, pago di una vita semplice, fatta di grande tenerezza per la moglie e per i figli ("al rientro in treno da Baronissi, giunsi al mio casino alle 11 e trovai tutti i miei per la strada attendendomi", Lett. 23/10/1856) e di fede profonda nell’Altissimo (Lett.24/7/1859).  
 
Ma quando gli morirà di tubercolosi l’ultimogenito Augusto a 26 anni, neppure il suo rifugio, il solitario ma bel casino, gli darà sollievo (Lett.31/7/58) e si ammalerà di "tremore dei nervi" e di "una pertinace tosse nervosa".  
 
 
 
L’intervento di Dehnhardt su Napoli è decisivo sotto il profilo storico, urbanistico e artistico, non solo perché rimodella il paesaggio della città con senso scenografico e ricchezza botanica, ma anche perché, offrendo il modello del nuovo modo di far giardino a nobili e alto-borghesi, implicitamente velocizza il processo di diffusione del Giardino anglo-cinese e di Esotizzazione del Mezzogiorno (Lett, 3 apr.1863).  Chiaia, La Floridiana e Capodimonte diventeranno Parchi Pubblici e, dopo 200 anni e rari restauri, sono ancora un dono vivo.   
 
Le piante  e gli alberi da fiore (mimose, camelie, magnolie , albero di S. Bartolomeo, albero dei tulipani, albero di Giuda, glicini, gelsomini, bouganvillee, ortensie, sterlitzie, ibiscus, pelargonii, plumbache cerulee, nasturzi, rose, yucche) tanti cactus e palme, o certi alberi da frutto (come nespolo, mandarini, loti e cotogni) che oggi ci sembrano un’ovvia espressione della flora italiana e del giardino mediterraneo, nella realtà sono quelle piante esotiche che a metà Ottocento i Cataloghi degli Orti Botanici di Napoli, Caserta e Palermo e dei vivaisti privati (Lett. 6/2/1865) proponevano come delle novità, riscuotendo il consenso della popolazione. Ma sono proprio quelle  piante che Federico Dehnhardt e, dopo di lui, il figlio Alfredo hanno contribuito notevolmente a diffondere nei giardini (v. Elenchi delle piante inviate a Villa Farina).
 
  Quando giunge a Baronissi, intorno al 1840, per allestire la Villa dei Farina, Federico Dehnhardt è un professionista di successo: è l’Ispettore dell’Orto Botanico, ha riqualificato egregiamente il Parco di Capodimonte ed è il Responsabile di tutti i Giardini Reali di Napoli e ovviamente dei “suoi” giardini privati.
 
 
 
E’ uno studioso internazionale e un Architetto-Botanico richiestissimo, e anche a tarda età è richiestissimo, e con la modestia e l’amore del primo giorno (Lett,24/7/1859) realizza i giardini per il Camposanto Grande (Lett.3/8/1863) e per persone importanti (come il Marchese di Pietragratella al Vomero (Lett.31/12/1863) e Arlotta (il banchiere?) che acquista una proprietà a S. Sossio dall’erede di Tenore (Lett.26/12/1864).     
 
Come M. Tenore e G. Gussone, anche Federico Dehnhardt è un intellettuale e, col Catalogus Plantarum Horti Camaldulensis, con la classificazione di alcune piante e con la acclimatazione e riproduzione delle piante esotiche, rientra nell’impegno scientifico-botanico più rappresentativo dell’Ottocento Napoletano.
 
Ma è anche un modernissimo mediatore culturale. Grazie alla padronanza del Tedesco, del Francese (Monografia sui Citrus) e dell’ Italiano, contribuisce notevolmente alla circolazione universale dei Saperi e alla conoscenza dei Continenti lontani, sia curando studi, ricerche ed esperimenti a Napoli, che tenendo vivi  i contatti con l’originario mondo germanico. In qualità di membro della Imperiale e Regia Società di Floricoltura di Vienna, di socio corrispondente della Società di Floricultura di Prussia e di espositore presso la Società di Orticultura di Vienna (Lett.30ag.1858) costituisce una grande risorsa nelle comunicazioni internazionali dell'Orto Botanico di Napoli.
 
   
 
Profondo e sicuro di sé, ma non appariscente, Federico Dehnhard espone il suo pensiero in modo semplice e con proprietà di linguaggio (comprese le espressioni dialettali nelle comunicazioni più confidenziali). Generalmente è essenziale, come se dovessero essere i suoi giardini a parlare per lui. Ed infatti, le piante, che sono ormai endemizzate in Italia, ne esprimono lo spirito d’indagine; i colori dei fiori e l’aria salubre traducono il suo amore per il Creato e la sua sensibilità d’animo.  
 
Nel tempo in cui corriamo al Disinquinamento del Pianeta, il suo insegnamento maggiore sta nel dimostrarci  
 
 
quanto possa essere virtuoso l’intervento dell’uomo sulla Natura  
 
se ne comprende e ne rispetta le Regole e l’Armonia.
 
 
 
Col passare del tempo sono cambiate la destinazione e la fruizione dei suoi giardini, che, ove non sono scomparsi, nel tempo sono divenuti storici. Mentre originariamente  erano un luogo di amenità in un ambiente naturale ancora sano, e ad esclusivo appannaggio e responsabilità della committenza privata come regnanti, aristocratici e alto-borghesi, al giorno d’oggi questi stessi giardini  rappresentano un patrimonio collettivo, preziosissimo sotto molti aspetti: in primis sotto il profilo botanico-ambientale per la benefica ricaduta sulla qualità della vita e sulla salute per un ampio raggio;  sotto il profilo della Biodiversità; sotto il profilo storico-urbanistico come semantica delle trasformazioni dei luoghi attraverso il tempo; sotto il profilo identitario per lo stretto legame che esiste tra l’uomo e il paesaggio in cui vive; sotto il profilo didattico perché ogni singola pianta è un mondo complesso e un libro aperto del Mondo, che racconta non solo il rispetto della vita, ma anche il grado di civiltà delle persone e il livello di collaborazione tra i cittadini e le istituzioni.
 
Anche laddove, quindi, i giardini storici non assumono il carattere di Verde Pubblico, ma sono luoghi di studio e/o d’arte, passa alla società la fruizione dell’aria pura e quindi il dovere-necessità di preservarli e di tutelarli.
 
Quella frase, quindi, “Le occupazioni tra i vegetabili di diletto prolungano la vita, almeno danno una dolce occupazione” che, nel lontano Ottocento, Federico Dehnhardt scrisse a Fortunato (Lett.18/3/1856), per sottolineare la finalità del Bello e la destinazione esclusiva e gelosa di un giardino privato, al giorno d’oggi, per noi fruitori del Verde diventa:  
 
 
Per la felicità di quanti in un giardino possono godere dell’Armonia del Creato .
 
 
Pubblicazioni di Federico Dehnhardt:
 
- Catalogus Plantarum Horti Camaldulensis, Edizioni 1829 e 1832;  
 
- Dehnhardt Friedrich, Memorie di Federigo Dehnhardt sopra alcune piante nuove o non bene illustrate che han fiorito nel giardino del Signor Conte di camaldoli Ricciardi al vomero presso Napoli, 1836;  
 
- Dehnhardt Friedrich, La mia vita e il mio destino, 1868;  
 
 
Studio non pubblicato:
 
-Monografia della famiglia Citrus di Friedrich Dehnhardt a Napoli con 160 illustrazioni miniate,1835. (commentata in” Barbara and Michael Christ, Friedrich Dehnhardt and his Monograph on Citrus Fruits”).
 
 
Tra le Classificazioni Botaniche che portano il suo nome:  
 
-Eucalyptus Camaldulensis Dehnh, -Eucalyptus elata Dehnh,, -Eucalyptus linearis Dehnh, -Eucalyptus procera Dehnh,. - Tritonia pulchella Dehnh, -Tritonia magniflora Dehnh, -Tritonia fulva Dehnh, -Tritonia tripunctata Dehnh, - Erythrna laeta Dehnh, - Hibiscus immutabilis Dehnh. - Acacia Puberula Dehnh.
 
 
 
Eredità:
 
- Il Museo di Storia Naturale di Vienna custodisce la Collezione di Esemplari Botanici;  
 
- In Australia l’Encyclopedia of Australian Science gli riconosce una speciale autorevolezza sugli Eucalypti;
 
-Le Biblioteche e gli Archivi degli Orti Botanici di Napoli e di Portici custodiscono alcuni materiali della sua lunga attività;
 
- -L’Archivio di Villa Farina in Baronissi (SA) ne custodisce i Documenti nel “Fondo Giardino di Baronissi”
 
- Gli amici del Reale Bosco di Capodimonte lo onorano come benemerito del Paesaggio e dell’Ambiente;  
 
- l’Unesco ha incluso la Reggia e il Parco di Capodimonte tra i Beni dell’Umanità.
 
 
Sitografia:
 
1) - http://www.fedoa.unina.it › Colucci_Storia_…Orto botanico Napoli
 
Fiona Colucci. L'Orto Botanico di Napoli: i progetti di urbanistica e di architettura (1807 - 1936), 2007;
 
2) https://it.wikipedia.org › wiki › Friedrich_Dehnhardt, 2019 e 2021. 3)http://www.biologiavegetale.unina.it/delpinoa_files/52-53_31-45.pdf. L'opera di Achille Bracco, architetto e illustratore botanico del… Alfredo Dehnhardt.
 
Consultazioni d'Archivio:
 
"Il Giardino di Baronissi" custodito nell'Archivio di Villa Farina a Baronissi (SA)



Federico Dehnhardt giovane
Fonte: "Cortesia dell'Orto Botanico di Napoli": in Geremicca M. 1913. Botanici e botanofili napolitani.
Bullettino dell’Orto Botanico della Regia Università di Napoli, Tomo III: 59-74.



Il  nuovo busto nell’Orto Botanico di Napoli


 
 
Le piante di Dehnhardt per Villa Farina

Fiori disegnati da Dehnhardt
Dorotea Napoli
e-mail: mdnapoli@hotmail.it

Torna ai contenuti